Beacon al museo. La pinacoteca di Palazzo Farnese a Piacenza

Personalizzare l'esperienza di visita, prolungarla nel tempo e nello spazio, rendere il museo un luogo più amichevole. I musei di Palazzo Farnese a Piacenza sono stati tra i primi in Europa a testare la tecnologia iBeacon per creare un'esperienza più coinvolgente.

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Valeria De Marchi

Personalizzare l’esperienza

Il museo ospita artefatti che per ragioni temporali, culturali e artistiche possiedono una natura intrinsecamente complessa: sono cioè sfaccettati, dotati di molteplici significati e passibili di modalità di lettura e fruizione molto diverse in rapporto ai diversi tipi di pubblico e obiettivi. Di conseguenza, è importante che il museo non riduca questa complessità. Ciò significa trasformare questa stratificazione in varietà, permettendo a ciascuno di ritagliarsi un’esperienza di visita su misura, consentendo la partecipazione attiva del pubblico, stimolando la sfera emotiva e perfino quella ludica; spostando in definitiva l’enfasi dalla conservazione-esposizione all’interazione. (Mandelli et al., Architettura dell’informazione e design museale).

L’internet of things, nella forma specifica dei beacon, libera il pubblico da percorsi imposti dall’alto e dai vincoli dello spazio fisico. Il visitatore è libero di scoprire e vivere il museo come vuole perché i percorsi da seguire non sono già stabiliti, non deve seguire schemi preimpostati, come invece accade spesso nei musei tradizionali. Attraverso i beacon l’utente può scegliere un suo percorso, costruito secondo le proprie esigenze: può raggiungere le opere che preferisce seguendo la mappa digitale che la app gli mette a disposizione, ripercorrere i tragitti compiuti in precedenza, programmare la visita prima di raggiungere il museo.

Si ribalta in questo modo la gerarchia tra spazio espositivo, contenuti e visitatore. Il museo può trasformarsi in uno spazio aperto e flessibile, dove il visitatore può vivere un’esperienza immersiva.

Estendere l’esperienza

L’esperienza, qualunque esperienza, è un processo che evolve nello spazio e nel tempo. L’esperienza del fare spesa, ad esempio, non coincide con le nostre azioni all’interno del punto vendita: comincia prima (a casa, quando facciamo la lista della spesa); prosegue nel punto vendita (ma comprende anche la strada per arrivare, il parcheggio ecc.); e termina probabilmente quando torniamo a casa. C’è un prima, un durante e un dopo. Così è anche per l’esperienza di visita di un museo.

Alla pinacoteca di Palazzo Farnese, la visita non si esaurisce all’interno delle sue pareti, ma riesce a superare i confini fisici del museo stesso: l’utente può accedere ai contenuti del museo (immagini, mappa, video, informazioni) e della propria esperienza di visita anche una volta varcata la porta d’uscita; o può pianificare la visita prima di arrivare al museo. L’esperienza di visita, da evento puntuale e circoscritto, si prolunga nello spazio e nel tempo, permettendo una relazione insieme personale e dialogica, continuativa e costantemente rinnovabile con l’istituzione museale.

Vantaggi per il museo

Ho enfatizzato fin qui i vantaggi per il pubblico. Ma ce ne sono di rilevanti anche per il museo. Anzi, vantaggi per il pubblico e vantaggi per l’organizzazione sono legati a doppio filo, gli uni aumentano gli altri. Il più rilevante è che attraverso i beacon il museo è in grado di monitorare l’attività dei visitatori in tempo reale, ottenendo così feedback preziosi per valutare le scelte fatte dagli organizzatori e per correggere eventuali errori.

Ringraziamenti
Ringrazio il personale dei musei civici di Palazzo Farnese, e in particolare Francesca Fabbri, per avermi accolto all’interno del museo e avermi fornito informazioni e dati indispensabili per la realizzazione di questo lavoro. Ringrazio inoltre Marco Boeri di Ultraviolet per le informazioni sulla installazione dei beacon all’interno del museo.

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