Dove lo metto? Perché esiste sempre una categoria “altro”
La categoria «altro, miscellanea, eccetera» esiste davvero nella nostra mente: non è facile da gestire o inserire in una tassonomia, ma con un po’ di esercizio è facile riconoscerla, in un card sorting, al supermercato, perfino nel cockpit digitale delle auto.
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Indice
- Classificar m’è dolce
- C’è sempre qualcosa che avanza
- La categoria altro: qualche esempio
- Le donne, il fuoco e altre cose pericolose
Classificar m’è dolce
Riordinare una grande libreria a muro alta oltre 3 metri nella casa dei miei genitori era una delle mie attività preferite di bambino. Con grande disperazione dei genitori stessi, che dopo le mie sessioni di riorganizzazione non trovavano più niente. Quello che a me appariva come un disordine evidente era per loro un ordine significativo. Già in tenera età si manifestava la mia vocazione tassonomica e classificatoria.
C’è sempre qualcosa che avanza
Una cosa accomunava tutte queste sessioni. Alla fine di questi estenuanti corpo a corpo con libri, riviste e raccoglitori di vario tipo c’era sempre qualcosa che avanzava. Qualcosa che restava fuori e recalcitrava a una collocazione. Qualcosa che non ricadeva sotto nessuno dei criteri o categorie in base ai quali avevo organizzato gli altri elementi. Poteva avvicinarsi più o meno all’uno o all’altro ma non coincideva perfettamente. Raccoglitori, album fotografici, fogli volanti erano in genere gli elementi più problematici.
La categoria altro: qualche esempio
La categoria altro, miscellanea, eccetera esiste davvero nella nostra mente, non è sintomo di qualcosa che non funziona. Ce lo dicono molti studi, filosofici, sociologici, cognitivi. Può non essere facile gestire una tale categoria o codificarla in una tassonomia, ma con un po’ di esercizio è sempre facile individuarla. In un card sorting, al supermercato, perfino nei cockpit digitali delle auto.
Cockpit digitali
Ho acquistato di recente un’auto con cockpit interamente digitale. E dopo aver smanettato per un bel po’ con i menu del touchscreen, eccoti spuntare la categoria altro. Alcuni comandi, anziché nel touchscreen, sono stati sparpagliati qua e là fra volante, leva del tergicristallo ecc. Come ad esempio quelli per personalizzare il cruscotto frontale con tachimetro e contagiri, azzerare i km ecc.
Perché? Perché forse nella mente del progettista (meno in quella del possessore) questi comandi erano altri rispetto a quelli presenti nel touchscreen. E quindi li ha messi vicini all’elemento di riferimento: il cruscotto frontale (quanto a mapping potrebbe anche starci). Ma, non potendo collocarli assieme per mancanza di spazio, li ha sparpagliati qua e là. (Per il maniaco delle tassonomie questa soluzione sarebbe tollerabile se tali comandi fossero sia inseriti nel touchscreen sia ridondati altrove).
L’impressione è proprio quella che alcune funzioni siano “avanzate”, sfuggite alle maglie della tassonomia generale (il touchscreen) e perciò collocate dove capitava.
Intelligenza artificiale
Alla categoria altro non sfugge neppure l’intelligenza artificiale generativa (i large language model). E non potrebbe essere altrimenti, visto che il materiale con cui è addestrata è giocoforza infarcito di categorie “altro”. Alcuni mesi fa avevo chiesto a Gemini di riorganizzare una serie disordinata di tag in uno schema a faccette. Seguendo in parte il suggerimento che avevo fornito nel prompt stesso, Gemini ha creato tre faccette con questi tag:
- [faccetta] Discipline: [tag] antropologia, archeologia, architettura ecc.
- [faccetta] Geografia: [tag] Africa, Asia, Cina ecc.
- [faccetta] Fenomeni: [tag] AI, animali, dipendenze, energie alternative ecc.
Fenomeni sembra comportarsi proprio come una categoria “altro”, dove Gemini ha convogliato tutto ciò che non rientrava in Discipline o Geografia. Ho raccontato questo esperimento nell’articolo L’intelligenza artificiale per lo UX design.
Altri esempi
Al tema della classificazione, del medesimo e dell’altro, è dedicato l’episodio di Puntino Classificazioni bestiali. Dove si spazia dalla serie tv The Bear ai generi di Spotify e Netflix, dalle etichette di Mubi alla classificazione di Linneo. Puntino è un podcast del duo Elena Rebaudengo e Valentina Ziliani, podcast che ha il dono di raccontare argomenti complessi con semplicità e ironia, ma senza rinunciare a profondità. Non perderlo, è bestiale!
Le donne, il fuoco e altre cose pericolose
Women, Fire, and Dangerous Things: What Categories Reveal about the Mind è un celebre libro del linguista americano George Lakoff. Il libro analizza il modo in cui le categorie sono rappresentate nel linguaggio e nella mente. Questo tomo di 632 pagine per 1 kg ca. ha generato un cambio di paradigma nella linguistica e nelle scienze cognitive. Donna Spencer sintetizza così le lezioni del libro per l’architettura dell’informazione:
- categorie miste o ibride (altro, miscellanea, eccetera) esistono davvero nella nostra mente, anche se può non essere agevole impiegarle in menu e tassonomie
- non esistono classificazioni giuste o sbagliate, ma più o meno appropriate a un certo uso
- qualunque combinazione o schema si scelga, non otterremo mai un confine netto fra le varie categorie, ma solo fra i loro elementi centrali (i prototipi della categoria).
Per conoscere cosa lega le donne, il fuoco e le cose pericolose, guarda la presentazione di Donna Spencer, Lakoff’s Women, Fire & Dangerous Things – What every IA should know.