Giustizia.it e il design partecipativo

È online il nuovo sito del Ministero della Giustizia, Giustizia.it: per la progettazione il gruppo di lavoro ha impiegato il design partecipativo.

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[La versione attualmente online del sito ha modificato (a mio avviso in peggio) il redesign raccontato in questo articolo, avvenuto fra 2009 e 2010.]

Cosa è cambiato dal 2009 a oggi

Una delle scelte che più faticosamente avevamo cercato di far passare era quella della distinzione fra contenuti/servizi per i cittadini e contenuti più istituzionali (come ad es. Ministero, Ministro, Ufficio stampa…). Per questo avevamo creato due menu separati, uno di utilità per le voci più istituzionali, e uno principale per i contenuti/servizi per i cittadini.

Redesign di Giustizia.it 2009
Il sito web Giustizia.it come appariva dopo il redesign del 2009, frutto di design partecipativo.

Oggi, tutto è stato riportato su un unico menu. Le conseguenze di questa scelta sono:

  • un problema di coerenza – il menu principale ospita voci molto eterogenee fra loro
  • un problema di ordine conveniente – la maggioranza dei cittadini è probabilmente più interessata a contenuti che risolvano le proprie esigenze che non al curriculum del ministro o all’organigramma del ministero.
Giustizia.it e il problema della coerenza
Il sito Giustizia.it come appare oggi: l’accorpamento di tutte le sezioni in un unico menu crea un problema di incoerenza.

È chiaro che un sito web debba evolvere e che dieci anni nel web sono un’eternità. È indubbio quindi che il sito del Ministero della Giustizia dovesse evolvere, sia sul piano tecnologico sia su quello dell’interfaccia. Tuttavia, le scelte fatte attualmente sembrano negare l’abc del design a misura d’uomo. Purtroppo, ancora oggi, in Italia i siti istituzionali sono visti come vetrina del politico di turno e non come strumenti al servizio del cittadino.

Il redesign del 2009

“Progetta anche tu il nuovo sito Giustizia.it”: con questo slogan il Ministero della Giustizia aveva lanciato il progetto di redesign del proprio sito. Il pubblico è stato infatti coinvolto direttamente nella progettazione attraverso una serie di test mirati (free listing, valutazione d’importanza, card sorting). Con diversi obiettivi:

  • ricevere suggerimenti per nuovi contenuti o servizi
  • comprendere i modelli mentali più comuni (organizzazione dei contenuti ed etichette)
  • avere riscontri sulle ipotesi di riorganizzazione elaborate a tavolino dai progettisti.

Metodo

Tutta la riprogettazione ha seguito il flusso tipico del design centrato sulla persona:

  1. elaborazione di ipotesi a tavolino (sulla base di varie istanze, fra cui i primi input provenienti dagli utenti)
  2. test con utenti delle ipotesi costruite a tavolino
  3. correzione o integrazione delle ipotesi iniziali sulla scorta dei risultati.

Architetti dell’informazione

La progettazione e lo sviluppo del sito, in collaborazione con il Ministero, sono stati gestiti da Elsag Datamat (ora Leonardo), mentre gli aspetti architetturali e di hosting da Telecom Italia.

In particolare, alla jam session di architettura dell’informazione hanno partecipato:

  • Silvana Bastianello, Maria Luisa Ciminelli, Lucia Costantini, Lucia Torretta (Ministero della Giustizia)
  • Maria Silvia Libé, responsabile progettazione, Carla Agostini, Silvia Fossa, Davide Potente (Leonardo)
  • Stefano Bussolon (test con utenti per l’architettura dell’informazione)
  • Claudio Gnoli (classificazione e metadati)
  • Luisa Carrada (tag-line e labeling)
  • chi scrive (raccordo fra architettura a tavolino e architettura mediante test).

Per approfondire