Progettare i menu di navigazione: linee guida

Per progettare menu di navigazione a misura di persona non esistono numeri magici, ciononostante ricerche e test empirici forniscono alcune linee guida pratiche.

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Disegno: Jeff Sandquist, Flickr.

Indice

In questa guida ho sintetizzato alcune linee guida per la progettazione dei menu che provengono da ricerche e test con utenti.

Organizzazione delle voci: il problema della coerenza

Il criterio in base al quale scegliamo di organizzare le voci di un menu di navigazione è fondamentale. La loro successione aiuta infatti chi si muove all’interno di un ambiente a costruirsi un modello mentale dell’ambiente stesso e del suo funzionamento.

È opportuno perciò che le voci di un menu siano coerenti fra loro, seguano cioè un criterio logico univoco. In un sito o una app di ricette, ad esempio, il menu principale potrebbe impiegare la portata come criterio di organizzazione principale (antipasti, primi, secondi ecc.); oppure la provenienza geografica, o il grado di facilità delle ricette. Dovrebbe invece evitare di mescolare insieme più criteri – o, se proprio è inevitabile, dovrebbe cercare di ridurre al minimo tale mescolamento.

Tuttavia, quando abbiamo a che fare con cataloghi complessi, l’impiego rigoroso di un unico criterio di divisione alla volta è spesso difficile. Il concetto di coerenza lascia così il posto a quello di salienza. Un menu è una lista di opzioni, e la lista è una forma di classificazione. Ogni classificazione ha una finalità pratica, nasce per uno scopo: la salienza è la capacità di un sistema di classificazione di rispondere agli obiettivi per cui è stato concepito. Consiste nel portare in primo piano le proprietà pertinenti (cioè utili allo scopo) di una collezione di elementi, relegando sullo sfondo quelle non pertinenti. La salienza varia al variare degli obiettivi e delle persone: non può quindi essere stabilita o misurata a priori ma solo in relazione al contesto.

Dal punto di vista della salienza, allora, un menu di navigazione può impiegare anche più criteri contemporaneamente, se ciò è funzionale agli obiettivi e al pubblico. Non ci sono limiti o regole a priori: servono ricerche e test con le persone, e un po’ di sano buon senso (o “advanced common sense”, come direbbe Steve Krug).

‘Madamina il catalogo è questo’. Come organizzare menu, indici e liste in genere


Ampiezza: numero di voci

Quante voci al massimo dovrebbe contenere un menu? Un mito di lungo corso sostiene che l’ampiezza di un menu non dovrebbe superare 7+/-2 voci, perché questo è il numero di elementi che la nostra memoria a breve termine può ricordare facilmente. Tuttavia, basta riflettere un po’ per capire che coi menu la memoria non c’entra: un menu è concepito per essere guardato, non imparato a memoria.

Ciò che influenza il tempo e lo sforzo necessario a scegliere un’opzione all’interno di un menu non è il numero delle voci, ma il modo in cui queste sono elencate, oltre alla capacità delle etichette impiegate di suggerire il contenuto della destinazione.

Numeri magici e altri falsi miti sul design dei menu


Profondità: livelli gerarchici

Anche nel caso della profondità non ci sono numeri magici. Menu molto profondi (che si ramificano su più livelli gerarchici) possono funzionare altrettanto bene di menu poco profondi. Sia nel caso dell’ampiezza sia in quello della profondità, non è la quantità che conta ma la qualità: vale a dire lo sforzo cognitivo che la scelta richiede. Per usare le parole dell’esperto di usabilità Steve Krug, tre clic spensierati sono meglio di un clic che richiede di pensarci.

La legge di Hick fornisce delle indicazioni pratiche in questo senso. La legge di Hick descrive la relazione fra il tempo necessario a compiere una scelta, il numero di alternative disponibili, e altre variabili come il grado di abitudine e il criterio secondo cui le scelte sono presentate. Secondo la legge, strutture ampie e poco profonde (cioè con molte opzioni su pochi o un unico livello) sono preferibili a strutture strette e profonde, ma solo se le opzioni sono presentate in modo coerente, cioè secondo un ordine utile per l’utente. In caso contrario è meglio distribuire le opzioni su più livelli.

La legge di Hick. Come l’architettura dell’informazione influenza la scelta


Facilitare la scelta

Il concetto di coerenza si lega a quello della scelta: una lista coerente di voci favorisce il processo di scelta, anche nel caso di un numero elevato di opzioni. Un sistema coerente è infatti maggiormente prevedibile: all’utente può bastare la lettura di alcune voci soltanto per dedurre tutte le altre.

In particolare, la legge di Hick stabilisce una correlazione forte fra il tempo necessario a fare una scelta da una lista di opzioni e il modo in cui le opzioni sono organizzate: se le opzioni si succedono secondo un criterio coerente, riconoscibile e utile per l’utente, allora il tempo di scelta diminuisce.

La legge di Hick. Come l’architettura dell’informazione influenza la scelta


Posizione

Dove è più opportuno posizionare il menu di navigazione principale? In alto, a sinistra, a destra? Si tratta di un falso problema. Ciò che conta davvero non è la posizione del menu ma la sua affordance, cioè la sua capacità di essere riconosciuto come tale, e usato di conseguenza.

A dimostrazione che la posizione sia poco influente ci sono evidenze ricorrenti che provengono da test con utenti, a partire dai primi anni 2000. Fra questi, quelli condotti per il redesign del sito Audi, e altri test su vari siti condotti da Maurizio Boscarol e Sofia Postai.

Posizione del menu e falsi miti del design


Il profumo dell’informazione

L’information foraging theory sostiene che le strategie che usiamo per la ricerca dell’informazione sono le stesse che i nostri antenati del paleolitico superiore utilizzavano per la ricerca del cibo. L’area antica del nostro cervello preposta alla ricerca del cibo è stata in seguito adattata alla ricerca dell’informazione. Durante le battute di caccia, i nostri antenati si guardavano intorno cercando indizi della presenza di animali o piante (impronte, arbusti, ecc.). Attraverso questi indizi si lasciavano guidare verso l’obiettivo, adattando il percorso in base a ciò che trovavano. Così, ancora oggi, nella ricerca dell’informazione, ci basiamo sul profumo dell’informazione per fare le nostre scelte: sono profumo dell’informazione tutti quei segnali informativi capaci di suggerire e anticipare il contenuto che si cela dietro una voce di menu, il risultato di una ricerca, ecc.

Nel caso della navigazione da menu, il modo migliore per creare profumo dell’informazione è fornire un’anteprima del contenuto di destinazione: rendendo visibili alcune delle voci di secondo livello (se abbiamo una struttura gerarchica), oppure fornendo un’anticipazione del contenuto (descrizioni brevi, tooltip ecc.).

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