Architettura dell’informazione e struttura dei menu gerarchici

In che modo la struttura dei menu influenza le prestazioni degli utenti? Meglio strutture larghe e poco profonde o strette e profonde?

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Uno studio di Stefano Bussolon e Sarah Menini ha controllato attraverso indagini sul campo la validità di alcune euristiche sulla struttura dei menu gerarchici. Per menu gerarchici si intendono quei menu le cui voci sono organizzate su più livelli, gerarchicamente subordinati fra loro. In particolare, l’analisi identifica in che modo i diversi tipi di menu gerarchici possano influenzare le prestazioni degli utenti.

Precedentemente, Larson & Czerwinski (1998) avevano testato tre tipi di struttura per verificare quale producesse prestazioni migliori:

  • 16×32 – 16 elementi al primo livello, 32 al secondo
  • 32×16 – struttura opposta alla precedente
  • 8x8x8 – 8 elementi su ciascuno dei tre livelli.

Larson e Czerwinski conclusero che:

  • le strutture gerarchiche poco profonde sono migliori (la prestazione peggiore si ha con la struttura 8x8x8)
  • il livello di performance è influenzato dall’ampiezza della struttura
  • le strutture con ampiezza molto elevata fanno diminuire il livello della perfomance.

L’ipotesi di partenza

L’ipotesi di partenza dello studio di Sarah Menini e Stefano Bussolon è che le scelte degli utenti fossero influenzate soprattutto da:

  • profondità della struttura gerarchica
  • profumo dell’informazione – serie di indizi sulle pagine che seguono offerti all’utente
  • ampiezza di ciascun livello della struttura.

L’esperimento ha utilizzato delle strutture paragonabili per ampiezza e profondità a quelle di Larson e Czerwinski:

  • 16×24
  • 24×16
  • 8x8x6a con un livello visualizzato su ogni pagina
  • 8x8x6b con due livelli visualizzati su ogni pagina.

I risultati

I risultati hanno confermato in larga parte le ipotesi di partenza:

  • è utile anticipare all’utente informazioni in merito alle pagine seguenti – profumo dell’informazione
  • vanno evitate le liste troppo numerose; il limite riscontrato, però, non si attesta attorno ai 9 elementi, ma può essere anche di molto superiore
  • strutturare gli elementi in chunk permette di superare i problemi inerenti alla numerosità degli stessi.

Dal punto di vista metodologico, possiamo affermare che un disegno sperimentale rigoroso permette di giungere a conclusioni che possono essere successivamente utilizzate come se si trattasse di euristiche, ma che hanno una validità superiore perché sono supportate da dati statisticamente rilevanti e non solo da evidenze logiche o empiriche.