Le radici umanistiche dell’intelligenza artificiale generativa

La ruota combinatoria concepita dal filosofo medievale Raimondo Lullo, la morfologia della fiaba di Vladimir Propp, uno studio inconsueto sulla poesia di Puskin: a legare questi fenomeni apparentemente lontanissimi è l’intelligenza artificiale. Un libro racconta le radici umanistiche dell'intelligenza artificiale generativa.

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Indice

Intelligenza artificiale e discipline umanistiche

Teoria letteraria per robot. Come i computer hanno imparato a scrivere di Dennis Yi Tenen esplora le radici umanistiche dell’intelligenza artificiale, collegando discipline come retorica, linguistica, teoria letteraria da un lato e informatica dall’altro. Il libro di Tenen è molto più di una ricostruzione storica dell’intelligenza artificiale utile agli studiosi o ai curiosi. Esplorare l’intersezione tra discipline umanistiche e tecnologia aiuta a cogliere la natura profonda della tecnologia stessa, le sue implicazioni etiche e il suo impatto sulla società e sulla cultura.

Teoria letteraria per robot è una passeggiata affascinante attraverso i sentieri che partendo dal medioevo conducono all’intelligenza artificiale. L’autore è convinto che la comprensione dell’intelligenza artificiale può e deve basarsi maggiormente sulla storia delle discipline umanistiche. Mescolando letteratura e tecnologia, Tenen ci svela il tessuto profondo che connette le scienze del linguaggio e la letteratura con l’intelligenza artificiale. Dalla ruota combinatoria concepita dallo scrittore e filosofo medievale Raimondo Lullo, alla morfologia della fiaba di Vladimir Propp; dalla grammatica generativo-trasformazionale di Noam Chomsky allo studio di Markov sulla poesia di Puskin.

ChatGPT è solo l’ultimo di moltissimi strumenti d’ausilio alla scrittura che l’umanità ha utilizzato fin dall’antichità. L’intelligenza artificiale e la scrittura sono due facce della stessa medaglia e provengono entrambe dalla stessa fonte: la creatività umana. L’intelligenza è un fenomeno collettivo e le macchine ne fanno parte (Tenen, Teoria letteraria per robot, quarta di copertina).

Che una macchina possa scrivere non è un’idea recente, ma risale almeno al medioevo. Strumenti come ChatGPT sono il frutto di decenni di lavoro al crocevia fra retorica, linguistica e informatica.

Una storia fatta di scrittura

I computer adorano leggere. E non solo una storia prima di andare a letto. Oggi, computer letterati producono un sottofondo onnipresente di testi che alimentano motori di ricerca, sistemi di raccomandazione e chatbot di assistenza alla clientela (Tenen, Teoria letteraria per robot, p. 9).

La storia dell’intelligenza artificiale generativa basata sui large language model è anzitutto una storia di scrittura. E come tale andrebbe indagata. Comprendere le radici umanistiche dell’intelligenza artificiale significa comprenderne meglio il senso, le ricadute etiche, le possibili evoluzioni.

Gli studi umanistici hanno ereditato l’enfasi romantica sull’eccezione a scapito dell’automazione, e quindi dello strumentale e del collettivo. Di conseguenza, molte forme di lettura, scrittura e interpretazione del testo – al di fuori della narrativa – sono rimaste escluse dall’ambito accademico. Anche la produzione di beni intellettuali, come quella di scarpe e automobili, si sta spostando da molto tempo dalla produzione su misura delle botteghe artigiane ai capannoni delle fabbriche (p. 60).

L’intelligenza artificiale comincia molto prima del computer, con i dizionari, lo strutturalismo, gli “scheletri” (template di testo da adattare), i modelli per generare trame. L’impennata delle pubblicazioni che si ebbe negli Stati Uniti all’inizio del secolo e la nascita della cosiddetta letteratura “pulp” si spiega secondo Tenen anche e soprattutto con l’avvento di strumenti di produzione “industriale” nel comparto letterario, analogamente a quanto avveniva in ambito manifatturiero. Così come il telaio Jaquard automatizzava la produzione tessile, così gli scheletri e i modelli per generare trame automatizzavano la produzione di testi.

Questa storia prosegue oggi con la nuova società dell’informazione. Scrive Luisa Carrada che “viviamo un tempo ad altissima densità di scrittura: tutti affidiamo alla parola scritta momenti e decisioni importanti delle nostre vite (Luisa Carrada, Scrivere che bello, p. 3). Partiti dalla scrittura alla scrittura torniamo. Il cerchio si chiude: a fare da sutura, l’intelligenza artificiale generativa.

La biblioteca di Babele

M. Helena Vieira da Silva, Bibliothèque (1949). (Fonte: Wikiart).

La biblioteca-universo immaginata da Borges nel racconto La biblioteca di Babele contiene/può generare tutti i libri possibili, compresi quelli mai scritti.

L’universo (che altri chiama la Biblioteca) si compone di un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali. La Biblioteca è totale, i suoi scaffali registrano tutte le possibili combinazioni dei venticinque simboli ortografici cioè tutto ciò che è dato di esprimere, in tutte le lingue. Tutto: migliaia e migliaia di cataloghi falsi, la traduzione di ogni libro in tutte le lingue, l’interpolazione di ogni libro in tutti i libri (J. L. Borges, La biblioteca di Babele).