Sottrarre. Quando meno diventa più

L’addizione è considerata un’acquisizione positiva, quasi sempre qualcosa che viene dato per scontato. La sottrazione, al contrario, tende sempre a essere vista come perdita.

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È sabato. Sono al mio bar preferito a gustarmi un cappuccino dopo una settimana piuttosto faticosa. Sul tavolo dove sono seduto, dalla copertina di un quotidiano vedo affacciarsi la pubblicità di un libro. Sono attratto dal titolo: Quando meno diventa più. Avvicino il giornale e leggo meglio: l’autore è Paolo Legrenzi che conosco soprattutto per i suoi libri 6 esercizi facili per allenare la mente, e La buona logica: Imparare a pensare.

Paolo Legrenzi, Quando meno diventa più. La storia culturale e le buone pratiche della sottrazione

Catturato dal titolo apro il telefono e cerco nel sito della casa editrice. Trovo la scheda del libro e anche un estratto. Mi immergo nella lettura e sono conquistato da alcuni passaggi.

l’addizione è considerata un’acquisizione positiva, quasi sempre qualcosa che viene dato per scontato. La sottrazione, al contrario, tende a essere vista come perdita al punto che, nel linguaggio amministrativo, parliamo di sottrazione per indicare un atto criminoso. […]

Forse il nostro cervello ha incamerato, in milioni di anni, l’importanza dell’addizione di risorse, cruciali per la sopravvivenza, lasciando sullo sfondo il valore della sottrazione. Invecchiando, ho riflettuto meglio sull’importanza della sottrazione nelle vicende filosofiche, culturali e artistiche dell’ultimo secolo. […]

In questo libro ho provato dunque a rintracciare anche una storia culturale della sottrazione. Inoltre, alla luce delle ricerche più recenti, ho cercato di mostrare gli ostacoli cognitivi e affettivi alle sottrazioni “ben fatte”, ponendo così le basi per un’analisi delle buone pratiche della sottrazione (Paolo Legrenzi, Quando meno diventa più).

La sottrazione nel design

Credo che quello che Legrenzi sostiene per la psicologia e la nostra esistenza in generale valga a maggior ragione anche per il design. E con design intendo ogni forma di progettazione, non solo quella delle professioni a me più vicine come l’architettura dell’informazione e lo user experience design. Ragionare in termini di addizione espone più facilmente ai bias cognitivi e a errori di vario genere – sottolinea Legrenzi. Dal Bauhaus in poi molte molti designer, aziende e organizzazioni hanno dimostrato come una sottrazione intelligente porta a prodotti, servizi, esperienze migliori.

Il sito web minimalista di Arvo Pärt riflette lo stile altrettanto minimale del musicista.

E allora penso subito a un altro libro, quello di John Maeda, Le leggi della semplicità, che incarna nella sua stessa struttura questa idea di design. Un libro sottilissimo, concentrato, dove il bianco della pagina prevale spesso sul nero dell’inchiostro. Eppure, questa sottrazione fa sì che le parole e le immagini che ci sono, rastremate al massimo, acquistino una potenza inaudita. Tanto più concentrato è il testo tanto più incisiva è la sua forza.

Semplicità significa sottrarre l’ovvio e aggiungere il significativo (John Maeda).

Le copertine della Bibliothek Suhrkamp: un esempio di design sottrattivo.

Più è meno. Aggiungere pregiudica l’usabilità

Il vero problema è che molto spesso c’è troppo; la maggioranza delle pagine ha elementi di ogni genere di cui l’utente non ha bisogno (Steve Krug).

Molti esperti di usabilità ci ricordano che i problemi di usabilità sono spesso causati dall’abbondanza di elementi non dalla carenza, dalla proliferazione incontrollata di informazioni, funzioni, comandi. Molti progettisti, e ancor più molti manager, sono convinti che l’abbondanza di feature sia sempre un valore irrinunciabile, sia in ambito industriale sia in ambito digitale. E così i nostri elettrodomestici, dispositivi, app ingrassano a dismisura rendendo difficoltose anche le operazioni più semplici.

Un caso emblematico è il sovraccarico informativo che affligge le nostre stazioni ferroviarie. Alla quantità esagerata si aggiunge la ridondanza: gli annunci che si succedono ogni 2-3 minuti sono sempre chiosati da avvisi come “Attenzione! Allontanarsi dalla linea gialla”; “Si rammenta che è vietato aprire le porte esterne del treno e salire o scendere quando il treno non è completamento fermo” ecc.

Il nostro fuoco dell’attenzione è unico: non possiamo prestare attenzione a più di un elemento alla volta. In una situazione di sovraccarico informativo o di stress il nostro fuoco attentivo si riduce ancora di più. Perciò se tutto è “attenzionato”, niente lo è. L’informazione si fa così puro rumore, persino fastidioso e offensivo.

L’information overload sui treni, il più è meno

Meno è più. Sottrarre migliora l’usabilità

Molto spesso il modo migliore per risolvere i problemi di usabilità è il comportamento esattamente opposto: togliamo, eliminiamo (Steve Krug).

Un esempio emblematico di usabilità ottenuta per sottrazione-semplificazione è quella di certi guanti di plastica. Quelli che usiamo normalmente al supermercato per la frutta o dal benzinaio per fare benzina. Ebbene, quanto tempo perdiamo mediamente per staccare i due lembi del guanto? Possibile che sia così difficile infilare un guanto. Nell’articolo L’usabilità dei guanti di plastica ho raccontato come una marca o un tipo di guanti ha risolto con eleganza il problema. Come? togliendo qualcosa.

Quando il troppo stroppia. Windows Vista e il paradosso della scelta

Post scriptum

Una volta a casa, vado a ricercare un articolo di Nicola Gardini che avevo salvato nel computer. Lo trovo. S’intitola Le lacune migliorano i libri.