UX for kids. Esperienzializzare l’apprendimento

Il progetto 'UXforKids' porta le tecniche di progettazione collaborativa nel mondo dei bambini e dei ragazzi. L’obiettivo non è soltanto insegnare l’experience design ai più giovani, ma adottarlo come metodo di insegnamento, esperienzializzare la scuola.

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Studiavo su un libro con i margini rosicchiati dai topi nella casa malandata un po’ hippy nella collina umbra dove andavo a rifugiarmi dalla noia delle lezioni universitarie.

“La noia delle lezioni universitarie”. A scrivere queste parole non è uno studente un po’ svogliato, ma uno dei maggiori fisici contemporanei, Carlo Rovelli. Che ricorda così la sua esperienza universitaria nel libro Sette brevi lezioni di fisica. (Tra i fondatori della teoria della gravità quantistica a loop, Rovelli è anche autore di bestseller internazionali, grazie al suo stile nitido e appassionato).

Quante lezioni noiosissime abbiamo subìto anche noi, dalle elementari all’università? Fatte da docenti incompetenti o peggio annoiati, svogliati, incapaci di trasmettere alcuna passione. Ma forse, accanto a queste, ricordiamo anche alcune lezioni coinvolgenti, illuminanti, accese da insegnanti trascinatori, appassionati e appassionanti. Perché la chiave è tutta qui: passione, coinvolgimento.

Esperienzializzare la scuola

Il progetto UXforKids di Gloria Chiocci contribuisce senz’altro a innalzare il livello di passionalità della scuola. Una scuola fatta non di moleste lezioni frontali ma di laboratori in cui studenti e docenti lavorano fianco a fianco. Dove i docenti sono dei facilitatori più che dispensatori di alcunché, e gli studenti protagonisti. Perché l’obiettivo di UXforKids non è soltanto insegnare l’experience design ai più giovani, ma adottare l’experience design come metodo di insegnamento, esperienzializzare la scuola. Trasformare una pedante lezione in un’esperienza. Mi vengono in mente d’istinto Gianni Rodari, Bruno Munari, Roberto Vecchioni.

Gloria porta le tecniche di progettazione collaborativa nel mondo dei bambini e dei ragazzi. “User experience design è un’espressione oggi molto di moda, ma usata spesso in modo riduttivo: user experience design non vuol dire, banalmente, costruire siti internet o app, ma significa orchestrare tutti i processi che sono dietro un prodotto o servizio, mettere al centro della progettazione le esigenze effettive delle persone”, spiega Gloria.

Co-design, apertura, relazione

Progettare per l’esperienza significa più in generale progettare a misura di persona intere sfere dell’esperienza, il quartiere, lo svago, la scuola… L’idea di avvicinare i ragazzi a questo sapere significa introdurli a un pensiero sistemico, abbattere le rigide distinzioni disciplinari, predisporli all’apertura. “Il lavoro dello user experience designer è per sua natura cross-disciplinare e collettivo: non si fa da soli chiusi in una stanza, ma insieme ad altri professionisti, in squadra, a contatto con le persone che fruiranno di quel servizio-esperienza, coinvolgendole in tutte la fasi del progetto”, sottolinea Gloria. Che ho potuto vedere all’opera nei suoi workshop collaborativi con adulti e ragazzi, constatando la capacità di questi laboratori di abbattere le distanze, coinvolgere e appassionare. E se questo approccio dà il suo massimo in presenza, può essere adottato anche a distanza: quanta didattica a distanza avrebbe potuto salvare o almeno migliorare questo metodo?

L’esperienza è anzitutto relazione: non è un prodotto e neppure un servizio, ma un sistema. Progettare per l’esperienza significa andare oltre il “prodotto” e considerare tutto il sistema di relazioni, materiali e immateriali, fisiche, cognitive, emotive, che ruotano attorno a un prodotto, servizio, evento. Progettare esperienze significa orchestrare un insieme di artefatti, servizi e processi con l’intento di far vivere alle persone un evento o una serie di eventi memorabili. L’esperienza non si esaurisce con l’avvenimento o la fruizione di qualcosa, ma si protrae nel tempo grazie all’emozione, alla memoria e al racconto, influendo sul comportamento futuro.

Esperienza e narrazione

Esperienza e narrazione sono intimamente legati. Lo user experience design assume i contorni di un racconto, uno storytelling che si snoda su più dimensioni e si protrae nel tempo. Per questo Gloria nei suoi laboratori impiega moltissimo le mappe, mentali, concettuali, di tutti i tipi. “Le mappe mentali sono per me uno strumento indispensabile, per questa ragione hanno un ruolo importante nell’intero progetto UXforKids. Le uso per memorizzare, studiare, organizzare le informazioni dopo un brainstorming, creare mappe di funzionalità e molto altro”. E la relazione tra mappa e racconto è fortissima.

Il processo che porta alla produzione di una mappa è il medesimo che porta alla scrittura di un romanzo. Ogni romanzo genera la mappa di un mondo condiviso da autore e lettore. Allo stesso tempo ogni mappa produce un racconto (Luigi Farrauto, Mappe come romanzi).

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