Abuso del grassetto
L'abuso del grassetto per evidenziare le parole chiave è sintomo di una cattiva progettazione del testo: spesso basta bilanciare l'ordine delle parole fra centro e periferia, ombra e luce.
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In un laboratorio di scrittura che ho tenuto la scorsa settimana in una grande banca italiana analizzando i testi dell’intranet non abbiamo fatto altro che togliere grassetti.
Le parole in rilievo che venivano verso di noi erano talmente tante che i nostri poveri occhi non sapevano più dove guardare. È una cosa che succede spesso: è più facile evidenziare dando fondo a tutte le risorse della formattazione dopo che costruire bene il testo prima, scegliendo le parole giuste e mettendole nel giusto ordine.
[…] Il più delle volte la soluzione è semplice: basta mettere le parole chiave all’inizio o alla fine del capoverso, o farne le voci di un elenco se il contenuto e l’obiettivo comunicativo si prestano. Insomma, collocarle più vicino allo spazio, all’aria, invece che soffocarle tra tante altre parole. Come metterle vicino alla finestra, alla luce naturale (Luisa Carrada, Nella giusta luce, quella naturale).
L’infografica
In modo quasi automatico mi è venuta in mente questa infografica, per tradurre visivamente la raccomandazione di Luisa Carrada.
Leggi della semplicità
Queste parole hanno scatenato l’associazione con altre linee guida. Trovo molti nessi ad esempio con Le leggi della semplicità di Maeda. Dovendone scegliere una, questa mi sembra la più rappresentativa.
Legge 6: Contesto – Ciò che sta alla periferia della semplicità non è assolutamente periferico (John Maeda, Le leggi della semplicità).
Rimando al post Semplicità complessità per i dettagli e qualche esempio di questa legge.
Ordine della frase
L’altra associazione è con principi più strettamente linguistici. La lingua ci offre almeno due strumenti principali per posizionare parole chiave all’inizio o al termine di un periodo (e quindi anche di un capoverso):
Per una scrittura semplice e chiara, si consiglia spesso di evitare il passivo perché appesantisce la sintassi e quindi la comprensibilità (pensiamo ad es. al burocratese), e ricorrere viceversa alle forme attive e dirette. Tuttavia la forma passiva può tornare utile proprio quando vogliamo enfatizzare e portare in prima posizione ciò che nella forma attiva corrispondente sarebbe il complemento oggetto; ad es. la forma: A è stato X-to da B consente di portare in testa l’elemento A che nella forma attiva sarebbe in coda: B ha X-to A.
La dislocazione a sinistra o a destra consiste nell’anteporre (spostare a sinistra) o posporre (spostare a destra) un componente della frase rispetto alla posizione che occuperebbe normalmente. La frase di apertura di questo articolo (v. in cima) è un esempio di dislocazione a sinistra.
Entrambe le strategie, passivo e dislocazione a sinistra, sono chiaramente molto utili in ottica SEO.